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2.9.14

La settimana a fumetti di giopep - 02/09/2014


Ad appena due settimane dall'ultima volta, anzi, a neanche due settimane dall'ultima volta, torno a scribacchiare di fumetti letti di recente. Ovviamente questo implica che ci sia ben poco di cui parlare, ma insomma, è comunque roba interessante e che mi andava di segnalare qua dentro. E poi, quando capiterà di nuovo che il titolo di questa rubrica vada così vicino a corrispondere alla realtà?

Black Science #1: "How to Fall Forever" *****
Deadly Class #1: "1987 - Reagan Youth" ****
Stavo per scrivere che questi due volumi rappresentano il mio primo impatto con la produzione di Rick Remender, sceneggiatore che mi sembra particolarmente in voga negli ultimi tempi, ma poi sono andato a scartabellare su Wikipedia e ho scoperto di aver letto un po' del suo Punitore. Beh, comunque, qualche settimana fa, per la prima volta, sono entrato in una fumetteria e ho tirato su due volumi di Rick Remender pensando "Ah, quel Rick Remender di cui si parla tanto, vediamo come se la cava." E come se la cava? Beh, dai, bene. Di sicuro ha uno stile di scrittura agile, pulito, veloce, che ti piglia e non ti molla fino alla fine. Deadly Class, in realtà, non mi ha fatto proprio impazzire e per un po' non ho capito bene dove stesse andando a parare ma, arrivato alla fine del volume, mi sono reso conto di essermi appassionato alle vicende di personaggi che non sopportavo. Qualcosa vorrà pur dire. Credo. Black Science, invece, è bellissimo punto e basta. Per certi versi mi ha fatto venire in mente l'idea di base dei Fantastici 4, con una famiglia alle prese con l'ignoto e l'impossibile, ma la storia va in tutt'altra direzione (niente supereroi), ha un ritmo pazzesco, si gioca alla grande i suoi misteri e poi ha quella capacità che a me piace da matti di chi riesce a raccontarti altri universi e creature fuori di cozza in maniera sorprendente e affascinante. Ed è disegnato da un italiano, Matteo Scalera, quindi pasta, pizza e mandolino.

Chi - Casa dolce casa #1/8 *****
Sono incappato in questo fumetto per caso, durante il mio ultimo passaggio in fumetteria a Milano, e non ho potuto fare a meno di metterci su le mani, nonostante un prezzo non da poco. Mancava il primo numero, che ho recuperato qua da Fnac in edizione francese e tanti saluti. E non mi sono pentito. È la storia di una gattina adottata da una famiglia giapponese e di tutto quel che le capita giorno per giorno, raccontata attraverso il suo punto di vista, cercando quindi di dare una visione "gatta", assurda ma allo stesso tempo (quasi) credibile. C'è il classico stile scemotto ed esasperato da manga umoristico, ma si vede che il punto di partenza ruota comunque attorno al voler giocare su cose che chiunque abbia un gatto per casa conosce bene. Ed è una delizia, dolcissimo e divertentissimo.

Lost at Sea ****
Bryan Lee O'Malley è il creatore di Scott Pilgrim e ultimamente ha pubblicato la sua nuova opera, tale Seconds. Io Seconds vorrei leggerlo, ma per qualche motivo m'è capitato che finisse nel gruppone di quelli che "se lo vedo in negozio lo compro". Solo che non ce lo vedo mai, in negozio. In compenso, l'altra settimana, quando sono passato in fumetteria qua a Parigi assieme a Nabacchiodorozor e ho comprato i due volumi di Rick Remender di cui sopra, ho visto la riedizione di Lost at Sea, prima graphic novel di O'Malley. E, boh, per compensare, me la sono comprata. Ho fatto bene? Ma sì, dai, ho fatto bene. Che cos'è, Lost at Sea? È la storia di una ragazza sull'orlo dell'età adulta, completamente chiusa in se stessa perché è andata storta una di quelle cose che, se vanno storte quando sei adolescente, ti colpiscono come una sassata in fronte. Ebbene, la ragazza in questione si ritrova a viaggiare in auto con dei nuovi amici e a riflettere su quel che le passa per la capoccia. Lo stile visivo e l'umorismo che emerge qua e là sono bene o male quelli di Scott Pilgrim, anche se chiaramente il tratto è meno maturo, ma il racconto non sfocia nel delirio assurdo e rimane per lo più incentrato sui pipponi interiori della protagonista. Pipponi che ogni tanto partono per la tangente e si arrotolano su loro stessi, ma che in fondo, forse anche e soprattutto per gli stereotipi in cui cascano, trasmettono un bel senso di realismo. Del resto, per quel poco che ancora mi ricordo, a quell'età si ragiona in quella maniera lì. Credo. Forse. Vai a sapere. Comunque, alla fin fine, è un fumetto dell'autore di Scott Pilgrim e, tutto sommato, credo basti dire questo per descriverlo, nel bene e nel male.

Quelli che ho scritto in altre occasioni dei numeri precedenti e non ho niente da aggiungere e mi limito quindi a metterli qua in fila con le stelline che mi ero appuntato
Les japonais ne savent pas parler le japonais #2/3 ****

Domani sera si registra il nuovo Podcast del Tentacolo Viola, in cui credo che chiacchiererò anche di Black Science. Forse. Non lo so. Whatever.

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