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6.7.10

I miei Mondiali 2010 (1)

Il quarto posto del 1978 e la vittoria del 1982 suppongo di averli “festeggiati” nelle braccia di mio padre che mi sbatacchiava in giro. Non ho il minimo ricordo di nessuna delle due occasioni, ma insomma, so e ricordo che lui era molto appassionato del giuoco del pallone e fra l'altro credo che da qualche parte in quel periodo abbia pure fatto parte dello staff medico della nazionale. Quindi diamolo per scontato. I miei primi ricordi calcistici sono invece legati a un periodo in cui facevo finta di essere interista, perché mi piacevano i colori della bandiera e i formaggini di Rummenigge. Ricordo chiaramente di aver trascorso una sera guardando una partita di coppa europea dell'Inter facendo roteare uno di quei cosi di plastica che facevano un gran casino. E ricordo anche di aver comprato la bandiera dell'Inter da un benzinaio la sera in cui il Milan vinse una Coppa dei Campioni. Ma insomma, in realtà non me ne fregava nulla.

Del 1986 pure, me ne fregava molto poco, però ricordo chiaramente che erano tutti incazzati. Al di là di questi simpatici ricordi, negli anni ottanta per me il calcio è stato soprattutto un qualcosa in cui ero una sega completa e che mi dava fastidio essere costretto a praticare quando lo proponevano nell'ora di educazione fisica. Uniche eccezioni: Holly & Benji, i videogiochi e il torneo di calcio delle medie, che affrontai ovviamente nella seconda squadra della mia classe. E divertendomi, a sorpresa, un sacco, nonostante due sole vittorie: una contro una squadra che si era presentata in "leggera" inferiorità numerica (erano in due e riuscirono pure a farci un gol, a fronte degli ennemila nostri) e una invece strappata col sangue e coi denti, per 1 a 0, a una squadra con cui immagino ci stessimo giocando l'ultimo posto.

Poi arriva Italia Novanta. E non cambia nulla.

Sì, le Notti Magiche, Totò Schillaci, le emozioni, l'uscita di Zenga, Gazza, Roger Milla e tutto quanto. Seguii qualche partita, percepii la febbre dilagante per l'evento, canticchiai la canzoncina col mio amichetto Luca Rignanese mentre passeggiavamo per le vie di Celle Ligure, notai come ci fosse un bel tot di tizi che stranamente tifavano Argentina (anzi, Maradona) e forse per la prima volta feci caso al fatto che il calcio italiano mi stava un po' sulle palle. Ecco, questa cosa assurda del calcio italiano che mi sta sulle palle. Non so bene da cosa derivi. Forse dal fatto che il calcio italiano, inteso come intero circo mediatico (e non) è, in effetti, piuttosto antipatico, per mille motivi. Fattostà che, pur essendo giunta a risultarmi quasi simpatica in un paio di occasioni (direi Francia 98 e Germania 2006), pur essendomi stata veramente TANTO sulle balle al punto da esser contento per la sconfitta solo una volta (Belgio/Olanda 2000) la nazionale italiana non mi ha mai “preso” e l'ho sempre seguita con gran distacco. Una delle tante squadre che partecipano a 'sti tornei e che per un motivo o per l'altro possono starmi più o meno simpatiche.

Non è una questione di antipatriottismo o di non comprendere l'isteria collettiva del tifo, perché in qualsiasi altro sport son parecchio tifoso dell'Italia. Con la pallacanestro, per dire, perdo completamente il controllo, e l'ho totalmente perso (assieme alle tonsille) quando ho avuto la fortuna di vedermi dal vivo semifinali e finali del torneo olimpico nel 2004, quando si arrivò all'argento. E in generale, quando seguo, che ne so, le Olimpiadi, son lì a rallegrarmi per qualsiasi cosa combinino gli italiani. Ma il calcio no. Boh, vai a sapere. Magari dipende dal non avere ricordi del 1982 e dal non essere stato indottrinato in famiglia a una qualche forma di fede calcistica. O magari dipende dal caso.

Gli anni novanta, comunque, han visto un lento ma deciso crescere del mio interesse per questo barbaro e sregolato sport. Nel 1992, per esempio, mi son ritrovato quasi per caso a seguire gli Europei e a gasarmi per l'impresa di 'sta Danimarca richiamata dalla villeggiatura a Porto Palo di Cappassero causa guerra slava e capace di andare a vincere il torneo, dipingendo una fiabetta costellata di calciatori che segnano gol piangendo per la figlia moribonda in ospedale e premi partita devoluti alle vittime di guerra. Forse poteva pure esserci qualcosa di divertente, in 'sto giuoco del pallone.

Passan due anni e arrivano i Mondiali del 1994, quelli in cui scopro la telecronaca della Gialappa's Band. Ecco, fra l'altro, la Gialappa's Band è una roba strana: quando ancora non me ne fregava niente del calcio, seguivo lo stesso Mai Dire Gol. E il paradosso sta nel fatto che smisi di seguirlo, perché non mi piaceva più, quando smise di essere una trasmissione strettamente legata al calcio – con le classifiche, i gollonzi, i fenomeni parastatali... - e scivolò nel cabaret più generico.

Ma, si diceva, USA '94. (continua... )

Questo è il primo di una serie di post in cui racconto come ho vissuto i Mondiali di calcio del 2010, prendendola però molto alla lontana e raccontando come ho vissuto il mio rapporto col calcio in generale, per ricordare a tutti che non so di cosa sto parlando. Facendomi prendere dalla logorrea, ma nel contempo dimenticandomi sicuramente anche di citare parecchie cose. E soprattutto mettendomi a scriverli in clamoroso ritardo. Ma insomma, non è colpa mia se m'è venuta voglia di farlo solo adesso, oltretutto mentre me ne stavo al mare e dovevo quindi metterli da parte per pubblicarli poi al ritorno. Fra l'altro è probabile che non arrivi mai a completare la serie, perché sarà lunghissima e prima o poi mi passerà la voglia. Questa spiegazione, oltretutto, andrebbe messa in apertura, almeno la gente capisce subito cosa sta per leggere e smette. Però le parti in corsivo mi piacciono qua in fondo, quindi va bene così.

3 commenti:

Il modiale dell'82 me lo ricordo benissimo, avevo 9 anni ed è il mio primo ricordo sportivo perfettamente chiaro.
Rivoglio il balcone da cui festeggiavo. Ecco

"ricordo anche di aver comprato la bandiera dell'Inter da un benzinaio la sera in cui il Milan vinse una Coppa dei Campioni. Ma insomma, in realtà non me ne fregava nulla."

Che delusione d'uomo.

E pensa che per anni l'ho pure tenuta: prima a sventolare sul balcone, poi appesa in camera. Mi piaceva proprio come estetica, si vede. :D

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