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21.9.02

Il *mio* festival di Locarno a Milano


One Hour Photo
di Mark Romanek [USA]
con Robin Williams, Connie Nielsen, Michael Vartan, Dylan Smith
Secondo del trittico di film con Robin Williams nella parte del villain in uscita nel 2002. Nel primo, Death to Smoochy, si prendeva comunque molto poco sul serio, nel prossimo, Insomnia (di Christopher Nolan, quello di Memento), passerà all'estremo opposto nel ruolo di un serial killer, e qui interpreta un povero vecchietto chiaramente affetto da turbe psichiche. Il film funziona abbastanza bene, pur perdendosi un po' nel finale; soprattutto convince nel mettere in scena la triste vicenda del protagonista, che genera coinvoglimento e compassione, più che timore. Bravissimo Robin Williams a tratteggiare un uomo solo, triste e che, porello, tutto vuole tranne che fare del male.

Nuit de noces
di Olga Baillif [Francia]
Pardino d'oro
Le ragazzine francesi sono zoccole e si fanno trombare dal primo che passa. Questo sembra essere il messaggio del cortometraggio di questa Olga Baillif (che, essendo donna e francese, immagino sappia di cosa sta parlando). Buono a sapersi.

Personal Velocity
di Rebecca Miller [GB]
con Kyra Sedgwick, Parker Posey
Incredibile, un film scritto e diretto da una donna che non cerca di far capire all'umanità quali incredibilmente meravigliosi, incompresi e superiori (divini, direi) esseri siano le donne. Perlomeno non in maniera sfacciatamente bassa e didascalica, e questo nonostante la voce narrante maschile si presti all'opera [qualsiasi riferimento al pessimo What women want e al comunque visivamente splendido Il giardino delle vergini suicide è puramente voluto]. Peccato che il film, escludendo forse l'episodio centrale con Parker Posey, sia veramente poca cosa...

Tan de repente
di Diego Lerman [Argentina]
con Tatiana Saphir, Carla Crespo
Pardo d'argento
Menzione speciale al cast
Il classico film da festival, che mette in scena i drammi esistenziali di un gruppo di giovincelli (in questo caso giovincelle) in maniera cruda e secca, senza particolari vezzi stilistici. Il cast effettivamente azzeccato tiene in piedi la baracca per buona parte del tempo, ma alla lunga la sceneggiatura poco incisiva genera un discreto smarronamento.

Petit gestes
di Francois Rossier [Francia]
Menzione speciale
Non ricordo assolutamente nulla di questo brevissimo corto, se non che non mi era piaciuto. Nullificato nel ricordo dal successivo e bellissimo Swapped, si è completamente perso nella mia memoria (e Internet non aiuta). Interrogata al riguardo, RuMiKa dice: "ah c'era una bambina del cazzo..." e "non ricordo manco che faceva..."

Swapped
di Pierre Monnard [GB]
Pardino d'argento
Divertentissimo e surreale cortometraggio tratto dalla storia breve a fumetti di Neil Gaiman e Dave McKean The Day I Swapped My Dad for Two Goldfish (che sono quasi convinto di aver letto, ma chi se lo ricorda...). Probabilmente la cosa migliore vista in un festival parecchio mediocre.

Das Verlangen
di Iain Dilthey [Germania]
con Susanne-Marie Wrage, Klaus Grunberg
Pardo d'oro
La storia di una donna, della sua vita di merda in schiavitù matrimoniale e del suo tentativo di innamorarsi di qualcun altro (ovviamente pure lui con clamorosi problemi umano/esistenziali). Indescrivibilmente interminabile polpettone che ha di buono una splendida interpretazione della protagonista ma che francamente non mi sembra giustifichi il premio ricevuto. A 'sto punto era meglio il film argentino...

Cuore Napoletano
di Paolo Santoni [Italia]
Un divertente e interessante documentario sulla canzone napoletana, che lascia parecchio spazio alle esibizioni dei cantanti protagonisti, dedicandosi fra un pezzo e l'altro all'approfondimento storico e sociologico del tema. Il climax si raggiunge nel finale, con un riarrangiamento misticheggiante di Tammuriata nera, che mi dicono essere pezzo molto famoso (so nulla di musica napoletana).

18.9.02

Il *mio* festival di Cannes a Milano


Mercoledì 12 giugno 2002
Ok si comincia.
Le finali NBA quest'anno sono una barzelletta [quelle vere sono state a ovest e sono finite], per cui non saranno un problema. Già più fastidio possono dare i mondiali di calcio in corso da un po', anche perchè molte partite sono nel primo pomeriggio. Vedremo come fare. Di sicuro, per oggi, Slovenia/Paraguay e Sudafrica/Spagna me le posso perdere.

Quinzane des Réalisateurs
Angela
di Roberta Torre [Italia]
con Donatella Finocchiaro, Andrea Di Stefano, Mario Pupella
Finalmente la Torre ha deciso di cambiare, forse anche per essersi resa conto di aver fatto un mezzo tonfo col secondo film. Niente più musical super colorati e allegri, insomma, ma un netto cambio di direzione, con un melodrammone napoletano in bianco e nero triste e deprimente. Si lascia guardare, anche per la solita buona cura dell'immagine, ma nulla più.
[Napoletano]
3/5

Quinzane des Réalisateurs
Only the strong survive
di Chris Egedus, D.A.Pennebaker [USA]
con un sacco di Himself
Un divertente documentario sulla musica soul di Memphis. Tanto gossip sulle vite di musicisti e cantanti, tantissima splendida musica e due narratori adorabili.
[Negro]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Welcome to Collinwood
di Anthony Russo, Joe Russo [USA]
con William H.Macy, Isaiah Washington, Sam Rockwell, George Clooney
Prodotto da Soderberg e Clooney, questo film "de rapina" non si distacca troppo da Ocean's eleven, perlomeno negli intenti. In questo caso il film preso a modello è I soliti ignoti e l'impostazione è sicuramente meno autoriale, avendo Soderbergh messo solo i soldi. Però alla fin fine funziona. Comunque una cacatiella divertente.
[Amarcord]
3.5/5

Selezione ufficiale - fuori concorso
Hollywood ending
di Woody Allen [USA]
con Woody Allen, Téa Leoni
Allen torna a parlare di cinema con una commedia che vuole essere graffiante e acida, che sicuramente diverte parecchio, ma che come la maggior parte dei suoi recenti film non sembra avere la forza dei bei tempi.
Nota di colore: Téa Leoni ha un sorriso bellissimo, Tiffani-Amber Thiessen delle tette pazzesche.
Nota di gossip: la proiezione era senza sottotitoli e Tifa continuava a chiedere il commento audio al povero Boba-Fett. Uno spettacolo indecoroso.
[Cotta]
3/5




Giovedì 13 giugno 2002
Mmm... Messico/Italia è da seguire, dai, anche se di 'sti pipparoli azzurri mi sono già stancato, soprattutto di fronte allo splendore del nord e dell'estremo oriente. Comunque la seguo e faccio benissimo, perchè certi spettacoli di follia collettiva in redazione non capitano tutti i giorni. Rusconi che, sul gol di Del Piero, ovviamente, scatta in piedi urlando con la vena gonfia sul collo e infilandosi in corridoio mulinando le braccia rimarrà per sempre stampato a fuoco nella mia memoria. E poi oggi si riescono a vedere tutti i film anche cominciando più tardi...

Quinzane des Réalisateurs
Morven Callar
di Lynne Ramsay [GB]
con Samantha Morton, Kathleen McDermott
Un pretenzioso drammone esistenziale sulla vita, la morte e la mancanza di sensi di colpa, per una ragazza che si appropria del romanzo scritto dal suo ragazzo morto suicida (ma dimmi te) e ci tira su un pacco di soldi. Ben fotografato, ma fondamentalmente una gran rottura di palle.
[Fino alla fine del mondo]
2.5/5

Selezione ufficiale - concorso
Le fils
di Luc e Jean-Pierre Dardenne [Francia]
con Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Isabella Soupart
Premio per il miglior attore a Olivier Gourmet
Menzione speciale della giuria ecumenica
Pallosissima parabola sul senso di colpa e sulla capacità di perdonare. Dalla mezz'ora circa in poi ho cercato di dormire, ma era difficoltoso perchè il grosso del film era ambientato in una falegnameria e, insomma, appena iniziavano a far casino con seghe e martelli mi svegliavo. Francesi di merda.
[Segaiolo]
2/5

Selezione ufficiale - concorso
L'ora di religione (Il sorriso di mia madre)
di Marco Bellocchio [Italia]
con Sergio Castellitto
Menzione speciale della giuria ecumenica
Cazzutissimo film di un regista fino adesso a me sconosciuto, che tratta in maniera asciutta, forte e toccante una serie di tematiche scomode e difficili, che in mano a uno qualsiasi degli stronzissimi registi italiani (compreso il mio omonimo) avrebbero generato l'ennesima pattumiera. L'ora di religione, invece, è fra i migliori film del festival e dell'anno, grazie soprattutto all'ottima sceneggiatura e alla spettacolare interpretazione di Sergio Castellitto.
Nota di colore: in Italia ha generato polemiche a non finire fondamentalmente per una bestemmia urlata da un personaggio verso metà; al festival di Cannes si è beccato la menzione speciale della giuria ecumenica. Bah...
[Vero credente]
4.5/5

Selezione ufficiale - fuori concorso
Carlo Giuliani, ragazzo
di Francesca Comencini [Italia]
Un documentario sulla tragedia del G8, che racconta i fatti dalla nascita alla morte secondo il punto di vista della madre di Carlo Giuliani, il ragazzo vittima di quei giorni. L'impressione mia è che si voglia un po' strumentalizzare la cosa e comunque la visione della madre è ovviamente filtrata dalle emozioni e dalla rabbia, quindi tutt'altro che equilibrata. Se la cosa possa essere importante o meno non lo so, sta di fatto che alcuni passaggi mi hanno un po' infastidito. Certo la cosa non è paragonabile alla ridicola appendice (che non credo sia giunta nelle sale all'uscita del film) costituita da interviste a chiunque avesse incontrato anche solo una volta in vita sua il ragazzo che, ovviamente, lo dipingono come il più grande dei santi.
[L'ultimo martire]
2.5/5 (0/5 all'appendice)




Venerdì 14 giugno 2002
Ok, i gironi stanno andando alla grande. Gli idoli danesi hanno liquidato i cretini d'oltralpe (dio, il cross di Tofting!) dominando il gruppo e i cugini svedesi hanno vinto pure loro il girone. I giapponesi hanno liquidato la tunisia conquistando anche loro il dovuto e adesso mi gusto coreani e statunitensi che fanno il loro dovere. Fanculo il primo film della giornata, non mi posso perdere le mie squadre che danno spettacolo...

Quinzane des Réalisateurs
Once upon a time in the Midlands
di Shane Meadows [GB/Germania]
con Robert Carlyle, Rhys Ifans, Kathy Burke
Problemi di donne e di lavoro, crisi esistenziali, un cast costituito quasi solo da macchiette, un pizzico di denuncia sociale e Robert Carlyle. Ovvero tutti gli ingredienti per realizzare la classica commediola britannica, innocua, scorrevole e divertente.
[La rivincita dei nerds]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Blue Gate Crossing
di Chih-yen Yee [Taiwan/Francia]
con Bo-Lin Che, Guey Lun Mei, Liang Shu Hui
Dei film che ho visto in rassegna, questo è senza dubbio il mio preferito. Una romantica commediola adolescenziale che a qualcuno ha ricordato i fumetti di Mitsuru Adachi. Nel paragone c'è del vero, ma lo sport e l'umorismo sono troppo poco presenti perchè le due cose siano veramente accostabili. Resta comunque un piccolo e poetico film, di una tenerezza quasi disarmante e con dei protagonisti bravissimi.
[Toccante]
4.5/5




Sabato 15 giugno 2002
Beh, ok, stamattina si è giocata la partita più noiosa della storia, ma adesso è il momento di farla, la storia. Gli idoli se la vedono con quegli stronzi alcolizzati degli inglesi e non sarà facile, anche perchè a quanto pare Tomasson e Tofting (lui, il dio greco) non si sono molto ripresi dagli infortuni. Ma vabbè, vedremo in campo. Di sicuro non mi perdo la partita per andare a vedere un film francese del cazzo, e poi devono venire Mensola e il Della a tifare...

... ... ... ... ... . .. .

No, ragazzi, non ce la faccio, sono distrutto, sono troppo depresso per fare qualsiasi cosa, figuriamoci uscire di casa e andare al cinema. Ne riparliamo domani, eh?




Domenica 16 giugno 2002
Ok, mi sto piano piano riprendendo dal Colpo. Certo, la depressione rimane: la mia squadra è uscita dai mondiali ed è uscita malamente. Almeno nel '98 il Brasile lo si era messo sotto prima di crollare, ma qui... Rimangono parecchie formazioni per cui simpatizzo, ma non è più la stessa cosa. C'è da dire che i risultati di oggi non aiutano: i cugini svedesi sono usciti con gli afro, oltretutto dopo essere andati a un soffio dal golden gol, e l'Irlanda se l'è fatta mettere al culo dalla maledetta Spagna ai rigori. Vabbè, dai, magari al cinema mi ripiglio...

Selezione ufficiale - concorso
O principio da incerteza
di Manoel De Oliveira [Portogallo/Francia]
con Leonor Baldaque, Leonor Silveira, Isabel Ruth
E poteva mancare il polpettone di De Oliveira? Ovviamente no! Il solito interminabile sproloquio, questa volta incentrato su una serie di tradimenti e controtradimenti fra personaggi ultratricornuti. Il gradimento di un film di De Oliveira dipende forse un po' troppo dallo stato d'animo con cui ci si pone. Non ero in quello adatto. Sono uscito con un gran mal di testa.
[Ma quando muore?]
1.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Une pure coincidence
di Romain Goupil [Francia]
con Alain Cyroulnik, Romain Goupil, Olivier Martin
Un film/documentario che denuncia i soprusi subiti dagli immigrati in Francia e i ricatti e le estorsioni cui devono sottostare per ottenere la cittadinanza. Un po' commedia, un po' film verità, la pellicola scorre e diverte abbastanza grazie alla simpatia dei tre protagonisti (gli unici interpretati da attori per proteggerne l'identità), che organizzano una specie di rapina a un ufficio di cambio monetario che fa da copertura al traffico sporco. Nel farlo, riprendono con una videocamera le attività illecite e useranno il tutto come prova per smascherarle. Se sono riuscito a guardarlo tutto col mal di testa che avevo, qualcosa di buono deve pur averlo.
[Vabbè, meglio andare a casa adesso]
3/5




Lunedì 17 giugno 2002
Gli Stati Uniti mi hanno dato una grande giuoia. Finalmente una fra le poche squadre che mi sono rimaste ha passato il turno. Certo, poi il velo della tristezza è calato su di noi con la merda verdeoro che si è fatta nuovamente aiutare dagli arbitri contro il Belgio, ma vabbé, non si può avere tutto dalla vita. Intanto ho azzeccato la scommessa sul minutaggio del gol...

Selezione ufficiale - concorso
All or Nothing
di Mike Leigh [GB]
con Timothy Spall, Lesley Manville
Dramma familiare all'inglese, coi tipici problemi esistenzial/familiar/lavorativi, un protagonista un po' stupido e tanto parlare a vuoto. Un cast molto azzeccato e molto ben diretto e una colonna sonora che a seconda dei momenti passa dal fastidioso all'irritante. 'sti film hanno smesso di commuovermi (ammesso che l'abbiano mai fatto) da tempo, ma quando sono fatti bene si lasciano pur sempre guardare.
[Cinico TV]
3/5

Selezione ufficiale - concorso
Kedma
di Amos Gitai [Israele]
con Andrei Kashkar, Helena Yaralova
Si fottano Gitai e le sue merdate da festival. Un'ora e mezza abbondante di macchina a spalla che vaga senza meta in zona di guerra, mostrando esempi di bassa umanità, sbudellamenti "a sorpresa" e tanta sapida verità.
[Israeliano]
0.5/5

Selezione ufficiale - concorso
Russian ark
di Alexandr Sokourov [Russia/Germania]
con Sergei Dontsov, Leonid Mozgovoy
Un unico, lunghissimo (e a quanto pare privo di tagli) piano sequenza di 96 minuti che illustra un "tour" nel museo Hermitage di San Pietroburgo. Un affascinante viaggio nel tempo, con le ambientazioni che prendono vita e trasportano lo spettatore nel diciassettesimo secolo, grazie a una messa in scena mostruosa e a una cura per l'immagine impressionante. Un colossale esercizio di stile, una sega mentale per superdotati, sicuramente non da vedere in chiusura del sesto giorno di festival...
[Interminabile]
4/5




Martedì 18 giugno 2002
La tragedia è avvenuta: i turchi di merda (che giocano bene, va detto) hanno buttato fuori il Giappone. Tra l'altro il brasiliano importato ha pure preso l'incrocio dei pali con una punizione; sarebbe stato meraviglioso se li avesse salvati l'oriundo. Poco male, perchè adesso scendono in campo i geni del male contro gli stronzetti in vacanza.
"BENVENUTI ALL'INFERNO"

... ... ...

:DDDDDD ROTFL Bene, adesso il resto d'Italia si sente come mi sentivo io sabato. Anzi, forse anche peggio.
Molto bene, anzi. E' decisamente valsa la pena di saltare un (o due, non ricordo) film anche oggi. E comunque le intersezioni fra mondiali e festival finiscono qua, dato che i quarti si giocano a partire dal 21 e la rassegna finisce domani.
Nota di colore: in metropolitana sale un orientale e si guarda intorno circospetto e terrorizzato... :D

Quinzane des Réalisateurs
Japòn
di Carlos Reygadas [Messico/Spagna]
con Carlo Reygadas Barquín, Alejandro Ferretis, Magdalena Flores
Menzione speciale della giuria della Caméra d'or
Mmm... È passato del tempo e di questo film ricordo solo che dopo un inizio promettente si trasforma una palla mortale, che ho passato la maggior parte del tempo ai fatti miei e che verso la fine si vede un cinquantenne (circa) che fa sesso con una settantenne (circa).
[Mi viene da vomitare]
0/5

Semaine de la Critique
Respiro
di Emanuele Crialese [Italia/Francia]
con Valeria Golino
Vincitore della semaine de la critique
Un film ambientato in Sicilia, parlato quasi per intero da gente con un accento "leggermente" marcato, che racconta (se non ho capito male) una specie di mito del posto. Leggero e divertente, il film di Crialese riesce nel non facile compito di var sembrare Valeria Golino un'attrice; per il resto, se si esclude un finale forse un po' troppo pretenzioso, si lascia guardare che è un piacere.
[Terrone]
3/5

Nota di colore: dopo respiro sono andato a casa perchè assalito da un feroce mal di testa (frutto del bellissimo Japòn, suppongo). RuMiKa, Boba e Tifa, invece, andavano a vedersi Ten, di Abbas Kiarostami. Arrivo a casa, mi connetto per scaricare la posta, mi soffermo a leggerla e dopo dieci minuti vedo attivarsi su ICQ il nick RuMiKa. Evidentemente non hanno gradito il film (che comunque è invece piaciuto parecchio a Babich)...




Mercoledì 19 giugno 2002
Beh, siamo arrivati all'ultimo giorno di festival. A 'sto giro il fisico non mi ha proprio retto e ne sono uscito moribondo. Vediamo di chiudere...

Quinzane des Réalisateurs
Laurel Canyon
di Lisa Cholodenko [USA]
con Frances McDormand, Christian Bale, Kate Beckinsale, Natascha McElhone, Alessandro Nivola
Opera seconda di Lisa Cholodenko, autrice dalle origini televisive che si scrive i propri film (il primo è tale High Art, con la Radha Mitchell di Pitch Black e agli utenti di IMDB è piaciuto assai, per quel che può valere). Una gradevolissima commedia su drammi e controdrammi familiar-amorosi [lui sta con lei che si infatua dell'altro che va a letto con la madre del primo lui, che nel frattempo ha una storia con la sua collega], con un cast molto ben assemblato e il solito grandissimo Christian Bale a contendersi la scena con la moglie di non so più quale fratello Coen. Gli altri tre svolgono fondamentalmente il ruolo della carne e lo fanno bene. Sesso, droga, rock 'n roll e ancora sesso.
[Seducente]
3.5/5

Quinzane des Réalisateurs
Sex is comedy
di Catherine Breillat [Francia]
con Anne Parillaud, Grégoire Colin, Roxane Mesquida
Quella gran zoccolona della Breillat si butta nel metacinema e realizza un film sulle sue esperienze personali dietro alla macchina da presa. Il tema del giorno: convincere i propri attori a girare scene di sesso integrale. Pretenzioso e, nonostante i soli 92 minuti di durata, interminabile, ha qualche momento divertente, frutto più che altro della tematica e delle situazioni che genera.
[Sessoso]
3/5

Selezione ufficiale - concorso
Mies vailla menneisyytta (L'uomo senza passato)
di Aki Kaurismaki
con Markku Peltola, Kati Outinen
Gran premio speciale della giuria
Premio per la miglior attrice
Gran premio della giuria ecumenica
E come per l'ultimo festival di Venezia, si chiude in gran bellezza, con questa commedia folle e schizoide, i cui personaggi parlano solo per frasi fatte e si atteggiano come star di un fotoromanzo. Tenero e straniante, adorabile nella sua "diversità".
[Assurdo]
4/5


Ah, per chi non lo sapesse, i Mondiali li ha vinti il Brasile.

24.8.02

Blade II


Blade II (USA/Germania, 2002)
di
Guillermo Del Toro
con
Wesley Snipes, Kris Kristofferson, Ron Perlman, Thomas Kretschmann

La prima apparizione cinematografica del mezzo vampiro nato sulle pagine de La tomba di Dracula ha rappresentato un passo importante per la riscoperta del cinema-fumetto. È stato infatti il primo film tratto da un comic Marvel a convincere sul serio pubblico e critica, ritrovandosi a fare da apripista per gli adattamenti dalla Casa delle idee. Tant'è che, fra ragni, mutanti, mostri verdi e diavoletti cornuti, siamo e saremo presto invasi. Curiosamente, la pellicola diretta da Stephen Norrington (che pare averci preso gusto coi fumetti, dato che è al lavoro su League of Extraordinary Gentlemen) era anche un ottimo lavoro. Pur avendo ben poco a che vedere col fumetto originale, infatti, si era ritagliata una sua precisa identità, in precario equilibrio fra stranianti atmosfere da horror crepuscolare e dirompenti scazzottate degne dell'attore protagonista.

Quattro anni dopo, il seguito è stato messo nelle mani dell'abile horrormaker Guillermo del Toro (suoi il valido Mimic e un paio di film in lingua ispanica osannati come cult un po' dovunque). Oltre al nome del regista, la presenza di un budget rimpolpato e il clamorosamente intrigante design dei mostri (al quale ha partecipato l'immenso Mike Mignola, il cui Hellboy, peraltro, sarà portato sul grande schermo proprio da Del Toro), promettevano bene e, tutto sommato, posso dire che hanno mantenuto.

Blade II, rispetto al primo episodio, punta un po' meno sull'atmosfera e molto di più sull'azione: la struttura del film è la stessa, ma le scazzottate e in generale i momenti action sono decisamente più lunghi. Nel complesso è un po' tutto un elevare a potenza gli elementi del primo film: più tamarritudine, più mazzate, più vampiri, più sangue, più tutto. Il risultato è un polpettone di sparatorie, battutacce che neanche Iena Plisskin, duelli, citazioni (perfino da Lo chiamavano Trinità) e squartamenti, che diverte per tutta la sua durata, a patto di essere nel "mood" giusto.

Il momento migliore del film, per paradosso sia suo maggior pregio che peggior difetto, è probabilmente la sequenza in discoteca, perfetta per coreografia e ritmo, ma allo stesso tempo talmente bella da rendere quasi inutile e superfluo tutto ciò che viene dopo. Tant'è che la pur bella parte nelle fogne e il successivo epilogo nella sede dei vampiri (a proposito: meravigliosa la visualizzazione in stile super mega corporazione mafiosa, con tanto di avvocato che fa il simpa) sanno a tratti di stanca.

Menzione d'onore per i validi effetti speciali: quasi inattaccabili nel mettere in scena la curiosa anatomia facciale dei vampiri mutati e putridi al punto giusto nelle numerose sequenze splatter (alleluiah! finalmente della carne in un film mainstream, è passato quasi un anno da Hannibal), deludono forse un po' quando si tratta di far volteggiare i personaggi durante i combattimenti.

29.5.02

Ico

Ico (SCE, 2001)
sviluppato da Team Ico - Fumito Ueda


Fra le massime espressioni di minimalismo videoludico.
:)

Grafica essenziale, con texture povere e sgranate, ma costruzioni poligonali immense, solide, vere. Ti affacci da una balconata e vedi il muro che scende giu fino all'abisso, le vertigini ti assalgono, devi allontanarti, non puoi guardare. Tutto è collegato, sei veramente in un immenso castello con le sue stanze e i suoi corridoi. Quella finestra, quella camera, quel piccolo punto che vedi da lontano e in cui vorresti arrivare, prima o poi li toccherai. La divisione in livelli, in [stanze], c'è, ma è ben nascosta dalla divisione in stanze. Sei li e passeggi per questa assurda prigione, stringendo per mano la ragazzetta da sogno che hai come unica compagna nel tuo tentativo di evasione (gran troia, fra l'altro, che fa fare tutto a te e non vuole manco sbattersi per arrampicarsi su da sola da un cazzo di muro). Ico corre sgraziato e bovino, ciondolando fra una scalinata e l'altra e urlando dietro a un fantasma etereo che lo segue fiducioso. Ed è tutto inutile, perchè le mura della prigione sono troppo spesse per lasciar passare entrambi. Yorda lo sa, ma non vuole crederci, non vuole convincersene e poi ormai si è troppo affezionata a questo ragazzino bicornuto che vuole a tutti i costi aiutarla.

In Ico non succede un cazzo dall'inizio alla fine. Giusto due filmatini e un paio di cagate per mandare avanti una storia che c'è e non c'è. La narrazione è fatta di silenzi, di pause, di atmosfere rarefatte e toccanti, che accompagnano per mano dal delirante prologo allo struggente finale. C'è pure il doppio finale carpiato, con happy ending forzato e insulso, infilato senza senso per far sorridere mentre si azzanna il melograno e si scaccia la tristezza. Ma va bene così, perchè in fondo siamo tutti sognatori e ci piace essere cullati da un minimo di speranza. I nippo nappo lo sanno e ce lo ribadiscono ogni volta.

In Ico non si fa un cazzo dall'inizio alla fine. Saltelli da una piattaforma all'altra con indifferenza, fai fuori un paio di ombre di Heart Of Darkness, spingi le casse di Tomb Raider sugli interruttori di Resident Evil, usi il bastoncino di Zelda per accendere le torce e risolvi enigmi di una semplicità imbarazzante. "Toh, c'è un quadrato per terra. Toh, c'è una cassa la cui base ha le stesse dimensioni. Chissà che devo fare?" Così dall'inizio alla fine, con qualche rielaborazione, ma senza mutare nella sostanza. Sai sempre cosa devi fare, al limite ci mettì un po' a capire il come, ma è una questione di pochi minuti. Però non ci sono inutili ripetizioni [Resident Evil], non devi rifarti tre o quattro volte tutto il gioco avanti e indietro per allungare la brodaglia [Metal Gear Solid]. Ico scorre placido e pulito, un miracolo di design che riesce a non annoiare mai anche perchè a un certo punto finisce.

A Ico non avrebbe fatto male un playtester con un minimo di cervello. Le inquadrature saranno anche molto cool e cinematografiche (e fanno il grosso del lavoro nel creare quell'assurda e insostenibile sensazione di altezza e profondità delle costruzioni), ma io mi sarei anche rotto il cazzo di giochi in cui non vedo le mazzate che il mio personaggio sta pigliando perchè ho una colonna davanti agli occhi... Qualcuno gli spieghi che non stiamo parlando di cinema, ma di videogiochi, e che mettere un minimo la prima cosa al servizio della seconda sarebbe una cosa carina.

Alla fine, però, Ico vive e si nutre di debolezze.
Come tutti i capolavori, risplende grazie anche alle sue imperfezioni.
10 e lode.

 
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